Aiuto, ho un adolescente in casa #1

Guida semiseria per genitori disperati

L’esperienza del blog non mi è nuova, sia come iniziativa personale dai tempi di Live Space sia come collaborazione. Si è sempre trattato di un hobby col quale ho portato avanti passioni come la lettura e la scrittura. Niente a che vedere coi blogger professionisti che hanno fatto del web un vero e proprio lavoro a tempo pieno. Dispensare consigli, postare selfie, fare dirette-video per loro è stato come procurarsi un biglietto di prima classe verso fatturati milionari. Monetizzare un blog è l’obiettivo del terzo millennio. Purtroppo non è così facile come sembra. Ci vogliono intuizione, iniziativa, tempo e dedizione assoluta oltre a una scelta attenta – e anche astuta – dei contenuti da trattare. Una strategia volta a  raggiungere un più vasto pubblico possibile. Moda, cucina, make-up, gossip, informatica, libri, sono gli argomenti più popolari tra gli utenti di internet. Ma attenzione. Un blogger serio non si improvvisa. Un blogger serio offre QUALITÀ. E la strada migliore per offrirla passa attraverso la conoscenza.  Il talento. Le abilità possedute. Ed è qui che i nodi vengono al pettine e il gioco comincia a farsi duro. Mi stavo scervellando su quali fossero le capacità che potevo mettere a frutto per entrare anch’io nel mondo della Ferragni o di Cicciogamer. Cosa conoscevo meglio? Qual era l’ambito col quale avevo assoluta dimestichezza? Rischavo di entrare nel panico. Ma non mi sentivo scoraggiata pur capendo che serviva un’idea originale. Tutto stava nell’avere la giusta ispirazione per individuare l’area di interesse – che avrei dovuto conoscere come le mie tasche – in cui muovere i miei passi da blogger. Serviva, in pratica, il classico colpo di genio. E chiamatemi pure Aladino perché in pochi minuti dalla mia lampada era uscita la soluzione a tutti problemi del caso. Era fatta: avevo trovato il mio settore di competenza, un argomento su cui mi sentivo ferratissima. Un’esperta con esperienza pluriennale. Chiaramente c’è poco da svelare. Chiunque sia arrivato al post ne ha già letto il titolo. Siete dubbiosi? Tranquillizzate ogni timore. Avete incontrato la persona giusta. In effetti senza passare per presuntuosa posso dire di stare agli adolescenti problematici come Salvatore Aranzulla sta ai problemi informatici. So quasi tutto di quelli che sono i tormenti vissuti da genitori

che hanno quotidianamente a che fare con ragazzi scontrosi, ribelli, chiusi in un mondo loro. Impossibile avere un dialogo che non sfoci nello scontro più cruento. Impensabile illudersi che il rapporto con loro possa essere sereno. Chissà quanti dei miei lettori annuiranno, comprensivi e disperati, rivedendo se stessi in queste situazioni.

Ditemi se anche vostro figlio non sembra saltato fuori dalle pagine di J. D. Salinger e nei momenti di sfinimento non finite col chiamarlo Holden. Se anche il vostro non è un mentitore seriale in confronto a cui Pinocchio sembra la bocca della verità.

Io sono il più fenomenale bugiardo che abbiate mai incontrato in vita vostra. È spaventoso. Perfino se vado all’edicola a comprare un giornale, e qualcuno mi domanda che cosa faccio, come niente dico che sto andando all’opera                                                                                                            (cit. Il giovane Holden)

E della voglia di studiare – che ovviamente non ha – ne vogliamo parlare? Non sorprende che i suoi libri sembrino appena comprati vista l’adozione di un avveniristico metodo di studio che prevede l’uso di moderni device 2.0 quali una serie di “pizzini”. Appunti dai contenuti quantomeno opinabili da lui stesso presi in classe. E dire che voi avete praticamente acceso un mutuo, impegnato la casa e pure gli occhi, pur di procurargli tutti i testi fin dai primi giorni di scuola.  Inutile cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno pensando che il prossimo anno potrete piazzarli nell’usato riuscendo pure a tirare sul prezzo quando nell’annuncio, alla voce condizioni, scriverete COME NUOVI.

Come avete detto? Ah, sì. Ci stavo arrivando. La C.O.E.R.E.N.Z.A. Quella sconosciuta. Non aspettatevela mai da un adolescente. È capace di andare a destra e poi a sinistra, di dire a e il momento dopo dire b senza colpo ferire. Probabilmente esiste pure qualche fantomatica ricerca scientifica che convalida la presenza nel cervello degli adolescenti di un tom tom in perenne avaria che ogni due secondi ripete lo stesso mantra. Ricalcola. Ricalcola. Ricalcola.

E non finisce qui. Vuoi la patente di genitore d.o.c? Una certificazione comprovante a pieno titolo la tua specializzazione in Scienze dell’educazione adolescenziale? Il Master dei Master sull’argomento? Tranquilli. Siete tutti già laureati a pieni voti con tanto di lode e  – nonostante si dica in ogni dove che trovare un’occupazione dopo aver conseguito un titolo accademico sia più facile a dirsi che a farsi – voi già operate nel settore. Di cosa parlo? Semplicemente della terribile esperienza di andare  per negozi col figlio quattordicenne quando deve comprare vestiti o scarpe.  Un vero e proprio battesimo del fuoco. Terribile
tanto quanto la notifica di una cartella esattoriale, o forse più.
Sai già che ogni tua proposta o preferenza verrà bocciata con una velocità tale che se  negli uffici della pubblica amministrazione fossero così celeri ed efficienti il problema della burocrazia non esisterebbe. Ma ormai, dopo anni di esperienza, tanto che lo hai pure aggiunto nel curriculum vitae alla sezione “stage formativi”, sei così scafato da aver capito che l’unica strada da seguire è quella di usare la psicologia del contrario. Mai fargli capire cosa vorresti che comprasse. Mai dare suggerimenti. Ripetere col massimo della serenità e cercando di apparire convincente “Deve piacere a te”, mentre, infido come una faina, quando l’ignaro giovane sta provando un paio di jeans nel camerino, ti allei con la commessa e gli fai proporre le cose che hai scelto tu. E tornando a casa, con nelle buste proprio quella camicia che ti piaceva tanto, stenti a nascondere un diabolico ghigno di soddisfazione.
“Fregato!”

Ebbene, se vi riconoscete in ognuna di queste situazioni, siete nel posto giusto.

Potete condividere con me il vostro infausto destino. È una battaglia impari, lo so. Ma vi vieto di lasciarvi andare allo sconforto. Insieme troveremo le soluzioni. Non sapete come affrontare questa guerra? Non sapete che strada prendere per uscire da quest’incubo nel quale siete rimasti intrappolati? Chiedete. Chiedete pure. Sono già armata di tutto quello che serve: uno vecchio numero di Riza psicosomatica – oltre all’iscrizione al loro blog -, il libro di tata Lucia “I segreti delle famiglie felici” e non ultimo la partecipazione a un seminario, dal titolo “Adolescenza e dintorni” – durato la bellezza di un’ora – tenuto il mese scorso nella mia parrocchia. Dimenticavo, ho preso anche in prestito dalla Biblioteca comunale del mio paese il libro “L’intelligenza emotiva per un figlio” di John Gottman e Joan Declaire. Ed è dei passaggi tratti da quest’ultimo che oggi, dandovi appuntamento alla prossima puntata, voglio lasciarvi.

 Gli anni dell’adolescenza sono segnati da un grande interesse per le questioni di identità: chi sono io? Cosa sto diventando? Cosa dovrei essere? Perciò non siate sorpresi se vostro figlio sembra totalmente concentrato su di sé in qualche periodo della sua adolescenza. Il suo interesse per la famiglia si indebolirà, mentre al centro della sua vita staranno i rapporti con gli amici. Dopo tutto, è attraverso le amicizie che lui scoprirà chi è fuori del contesto familiare. E tuttavia, persino nei rapporti con i compagni, un adolescente è in genere concentrato su di sé… Gli adolescenti sono in viaggio per scoprire se stessi e mutano continuamente direzione, spostandosi ora da una parte ora dall’altra alla ricerca della loro vera via. Sperimentano nuove identità, nuove realtà, nuovi aspetti del proprio io. Fra gli adolescenti questa esplorazione è salutare… Fra i compiti importanti che gli adolescenti affrontano in quest’esplorazione vi è l’integrazione di ragione ed emozione. Se i ragazzi dagli otto ai dodici anni possono essere simboleggiati dal dottor Spock, il personaggio estremamente razionale di Star Trek, il miglior simbolo degli adolescenti è il capitano Kirk. Nel suo ruolo di guida della navicella spaziale Enterprise, Kirk si trova continuamente a dover prendere decisioni in cui il suo lato umano, intensamente emotivo, si scontra con la sua inclinazione a ragionare logicamente e su basi empiriche. Ovviamente il bravo capitano trova sempre il giusto equilibrio, così da poter offrire una guida impeccabile all’equipaggio. Egli ricorre a quel discernimento che possiamo soltanto sperare venga esercitato dagli adolescenti quando si trovano in situazioni in cui il cuore propende da una parte e la ragione dall’altra… Se, durante l’adolescenza, è difficile trovare la propria strada, lo è altrettanto essere il genitore di un adolescente. Ciò si deve al fatto che gran parte dell’esplorazione dell’io da parte di un adolescente deve svolgersi senza di voi. Michael Riera, consulente familiare e autore di diversi saggi, scrive: «Fino a quel momento voi avete agito come “manager” nella vita di vostro figlio: avete organizzato le uscite a cavallo e gli appuntamenti dal medico, avete pianificato le attività fuori casa e nei fine settimana, lo avete aiutato a fare i compiti e glieli avete corretti. Avete seguito da vicino la sua vita scolastica e di solito siete stati i primi ai quali vostro figlio ha rivolto le “grandi” domande. Di colpo, niente di tutto questo è più valido. Senza preavviso e senza ascoltare il vostro parere, siete licenziati dal ruolo di manager. Ora dovete rimescolare le carte e cercare una nuova strategia. Se volete ancora influire in maniera significativa nella vita di vostro figlio durante la sua adolescenza e oltre, allora dovete ritirarvi in buon ordine per farvi riassumere come consulente».


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