Come anticipato nel post di presentazione del GDL organizzato da Chiara La lettrice sulle nuvole, il 14 GIUGNO si conclude il cammino alla scoperta del terzo e ultimo libro della trilogia di Alwyn Hamilton: oggi è il giorno in cui tutti i Blog partecipanti pubblicheranno la recensione di Rebel. La nuova alba sul quale abbiamo, via via, espresso il nostro pensiero sia sul Gruppo Facebook dedicato che nelle varie tappe in cui veniva fatto il punto della situazione.
Un grazie a Dolci di Le mie ossessioni librose per i banner.

Armata solo della sua infallibile mira, della sua intelligenza e dei suoi poteri Demdji, Amani guida lo sparuto esercito dei ribelli in una missione attraverso le distese implacabili del deserto, per soccorrere i compagni.
Ma quando vede proprio coloro che più ama mettere a repentaglio le proprie vite per affrontare Gul e soldati nemici, si chiede se davvero è lei la leader di cui hanno bisogno o se invece non li stia guidando tutti alla morte.
Amore, vita, morte, queste le parole chiave delle scelte che la aspettano.
Recensione
Maryella B.
C’era una volta un deserto sotto assedio e un Sultano senza un erede per difenderlo. Il deserto aveva molti nemici.
Rebel. La nuova alba è l’episodio conclusivo di una serie che mi ha piacevolmente sorpresa e che è riuscita ad appassionarmi: nelle recensioni ai primi due libri della saga ho già detto che l’autrice ha creato una storia molto originale, ben scritta e che, peraltro, non ha nulla da invidiare ad altri romanzi più osannati. Alwyn Hamilton ha avuto dalla sua il potere seduttivo del deserto e di tutte le irresistibili suggestioni, legate all’immaginario arabo, di cui si è servita: i riferimenti alle leggende, alle fiabe e, in generale, alla cultura del mondo islamico sono state una componente essenziale di una rappresentazione discretamente strutturata e che si è arricchita, oltre che delle prerogative del fantasy, di tutta un’altra gamma di ispirazioni creative che hanno saputo conferire carattere alla storia. Al termine della mia recensione dedicata al secondo episodio della serie ho definito “esplosivo” l’evolversi della narrazione. Rebel. Il tradimento superava ogni aspettativa e catapultava il lettore all’interno di un copione in cui non esisteranno più momenti di stasi o di inutili divagazioni: suspense, tensione, colpi di scena inaspettati, un ritmo vigoroso e sempre in crescendo, oltre a una scrittura scorrevole e fortemente comunicativa, hanno contribuito a rendere questa lettura sempre più intrigante e coinvolgente.
Devo dire che al confronto con l’episodio che lo precedeva, Rebel. La nuova alba mi è parso meno incisivo: la carica adrenalinica e l’attitudine ai colpi di scena risultano più contenute, come più smorzati sono tensione, azione e ritmo. Oltretutto ho trovato una spiacevole involuzione nel fatto che la figura del Sultano – dopo i capitoli iniziali – non abbia più calcato la scena e sia ridiventato lo stesso fantasma che era stato nel primo libro della serie, dove era semplicemente un’ombra e non agiva in maniera diretta: in Rebel. Il tradimento la Hamilton gli aveva dato un ruolo di primo piano, rendendolo parte attiva della storia, mentre in La nuova alba è stato, nuovamente, retrocesso a mera illusione, a minaccia diafana e non più concreta. Penso che l’intera storia abbia patito la scelta di rendere marginale una presenza che aveva avuto enorme carisma e la cui personalità – magnetica e molto controversa – lo rendeva un antagonista, oltre che temibile. fortemente determinante nella creazione di dinamiche interessanti ed energiche.
Amani ha preso il comando dei Ribelli: la nostra eroina sta attraversando momenti molto difficili, sta provando il dolore della perdita e le incertezze legate alla paura di compiere le scelte sbagliate. “Armata solo della sua infallibile mira, della sua intelligenza e dei suoi poteri ” la giovane Demdji è pronta all’estremo sacrificio pur di portare al potere il Principe Ribelle: la missione che stanno portando avanti è più importante di qualunque cosa e Amani sarà costretta ad andare anche contro il proprio cuore e i sentimenti che prova pur di realizzare l’ideale per cui tutti i ribelli stanno combattendo. Come sempre ‘autrice ha messo in campo una vena sadica che non ha mancato di sorprendermi, anche se penso che abbia riservato al finale della storia una parte troppo limitata dello spazio preso dal resto della narrazione: sotto determinati aspetti ha concretizzato elementi importanti come l’amore, non solo tra uomo e donna, ma anche quello dei legami d’amicizia, di quelli fraterni e familiari; finalmente ha concesso qualcosa in più sotto l’aspetto romantico, ma ha continuato a far soffrire personaggi e lettori con le sue idee dall’impatto quasi deflagrante.
C’era una volta un ragazzo che veniva dal mare e che si innamorò di una ragazza del deserto. Quando la incontrò, il ragazzo capì subito che era pericolosa: pistola in pugno e sprezzo del pericolo, in una città del deserto ai confini del mondo. Lei era tutta fuoco e polvere da sparo, il dito sempre sul grilletto.
Tuttavia i molti avvenimenti narrati non mi hanno convinta del tutto: ho sentito durante l’intera lettura che qualcosa mancava. Dopo un secondo libro tanto intenso e vitale questo è stato più calmo e meno dinamico, cosa che non necessariamente deve essere interpretata come negativa, ma, probabilmente, io mi ero fatta tutto un mio film e ho avvertito un pizzico di delusione. Diciamo che alla fine la mia valutazione non scende sotto la sufficienza.
Anche io ho sentito la mancanza del Sultano, anche se nel complesso mi è piaciuto molto
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