Eleanor e Park. Per una volta nella vita
Recensione
La ragazza nuova prese fiato e venne avanti. Nessuno la guardava. Anche Park si sforzò di non farlo, ma era come non guardare un’eclissi o un treno che deraglia. E la ragazza era proprio il tipo di persona che si cacciava in situazioni del genere. Perché, oltre a essere nuova, era pure grossa e imbranata. Con una chioma riccia riccia e color rosso fuoco, per giunta. Senza contare che era vestita come… come una che volesse attirare l’attenzione. O che non si rendesse conto di come fosse conciata.
Chi mi segue sa già che non sono una lettrice facile agli entusiasmi. Coi miei giudizi poco benevoli rischio di apparire troppo critica o, forse, poco sensibile: in più di un’occasione potrei essere sembrata incapace di farmi toccare dalle storie narrate, mostrando un cuore arido e con una scarsa attitudine a sviluppare un legame empatico con vicende e personaggi, che, il più delle volte, ho trovato fossero privi di autentica inclinazione comunicativa. Nulla toglieva che anche Eleonor e Park. Per una volta nella vita potesse subire la stessa sorte riservata ad altri titoli letti in precedenza: due sonore stelline che descrivessero senza tema di fraintendimento l’esperienza che ne avevo ricavato. Ma Rainbow Rowell e i suoi straordinari protagonisti hanno saputo operare la magia, regalandomi delle ore di dolcezza e meraviglia, che, tuttora, mentre scrivo, continuano ad accompagnarmi.
Riuscire a rendere la purezza delle sensazioni suscitate dalla storia personale e dall’amore che unirà questi due giovani non è semplice: sì, perché il sentimento e le emozioni che fluiscono dalle pagine di questo libro hanno un che di disarmante, svelano un’essenza schietta, sincera e totalmente integra. Il mondo emotivo nel quale Eleonor e Park invitano il lettore è incontaminato: si pregia della bellezza delle prime volte, non vanta nulla che non possa mantenere, si nutre di una solidità costruita gradualmente, fatta di intima conoscenza e di un avvicinamento che rispetta un’imprescindibile fisiologia delle tappe che devono fissare i tempi di una relazione.
Sono stata travolta da un’onestà emozionale che mi ha trascinata in una dimensione idilliaca, quella dei crampi allo stomaco, dei brividi, delle insicurezze, dei palpiti, della bellezza dello sfiorarsi, del tenersi la mano e del desiderare, con smania incessante, un contatto totale. Rainbow Rowell ha saputo ricreare quelle atmosfere irripetibili che si legano al primo amore, liberandolo dagli egoismi e dalle lordure, che, altri autori, invece, propongono con fin troppa disinvoltura: Eleonor e Park, invece, conservano intatto l’incanto di un vincolo nutrito dal bisogno di trascorrere del tempo insieme, anche in silenzio, anche assorbiti da una lettura, ma che non dimentica quanto sia parte indissolubile del volersi bene anche il volersi fisicamente, seguendo, però un approccio naturale e non forzato, non eccessivo.
Le carezze di Park erano la cosa più bella che avesse mai provato. In tutta la vita. E voleva provarla il più possibile. Voleva fare scorta di lui.
Entrambi i personaggi portano in questa storia tutto il loro microcosmo, fatto di un background totalmente diverso: Park, appartiene a una famiglia che potremmo definire “sana”, con due genitori molto particolari ma senza dubbio eccezionali, mentre Eleonor ha una situazione totalmente disfunzionale, un padre che non vuole avere quasi nulla a che fare con lei e gli altri figli e una madre che si è imbarcata – trascinando con sé sia Eleonor che i fratellini – in una nuova relazione fatta di abusi e paure. La ragazza si confronta con situazioni difficili e anche a scuola riuscire a integrarsi, a causa della propria diversità nel vestire, per i capelli rossi e i chili in più, non sarà semplice: sarà spesso oggetto di bullismo. Il primo giorno in cui prenderà il bus nessuno le farà spazio per farla sedere e l’unico accanto a cui troverà posto sarà Park. Da lì inizierà un rapporto strano, in cui le parole saranno grandi assenti, ma questi silenzi saranno terreno fertile per la nascita di una connessione che, via via, diventerà sempre più profonda. Park le lascerà i suoi fumetti, le darà delle cassette da ascoltare e quando Eleonor, non senza vergogna, gli dirà che non ha modo di farlo, le darà tutte le pile che potrà racimolare per casa, giungendo anche a chiedere alla nonna, come regalo per il prossimo Natale, delle stilo AAA. Giorno dopo giorno, la presenza dell’uno diventerà per l’altro irrinunciabile, qualcosa da cercare e da difendere: Park è più pronto, ha respirato l’amore tra i genitori, e riesce senza fatica a dare un nome a ciò che li unisce, a esprimere il sentimento che prova e a parlare di un futuro che non avrebbe ragione di esistere se non con loro due insieme.
«Niente di quello che è successo prima di te conta più. E non riesco a immaginare un dopo.»
Eleanor scosse la testa. «Non farlo.»
«Cosa?»
«Non parlare del dopo.»
«Intendevo dire che… voglio essere anche l’ultima persona che ti bacerà… Suona male, lo so, sembra una minaccia di morte o roba del genere. Ma quello che cercavo sei tu. Non aspettavo altro.»
Su Eleonor, invece, grava tantissimo il carico di una madre che non ha saputo e non sa ancora tutelarla, l’assenza di un padre totalmente anaffettivo, la minaccia di un patrigno che le riserva attenzioni tutt’altro che innocenti, la paura di mostrarsi agli altri e di venire a patti con le cose di se stessa che non ama: Park darà uno scossone al suo mondo, si occuperà e preoccuperà per lei, facendole sentire il valore di un’attenzione disinteressata e pulita. Il loro cammino non sarà in discesa: i primi passi che li portano ad avvicinarsi saranno molto instabili. Facile sarà creare malintesi o scegliere le parole sbagliate.
Il finale di questo libro ha un sapore dolceamaro: si tinge di meravigliosa speranza, ma lascia il desiderio di incontrare di nuovo questi due ragazzi e scoprire cosa la vita abbia riservato loro dopo il 1986, anno in cui è ambientata la loro storia. Non avevo mai letto nulla dell’autrice, quindi era difficile farsi un’idea di cosa potessi aspettarmi, ma ho trovato che la sua sia una penna che potrei definire quasi luminosa, che si accende di semplicità, di scorrevolezza, ma che riesce ad andare a fondo, a scandagliare le emozioni più intense e fresche dell’anima adolescenziale, consegnandoci una rappresentazione vivida e incantevole – mai melensa – che non conosce stasi narrativa e che prende forma non solo dall’approfondimento psicologico di tutti i personaggi, ma anche da dialoghi brillanti, convincenti e adeguati ai momenti ritratti. Non sempre apprezzo le storie con protagonisti di quest’età: ho spesso da ridire sulle dinamiche descritte, sulla tendenza a rendere i personaggi affetti da un’intollerabile patologia come quella che definisco “amnesia sentimentale”, che li porta a essere troppo incostanti sotto l’aspetto affettivo. Non sempre approvo il tipo di messaggio veicolato dagli autori: sento forte il richiamo verso pensieri e visioni della vita che abbiano un che di consolatorio, che trasmettano sentimenti positivi ed edificanti, che diano appigli virtuosi ed esempi di resilienza, che sappiano mostrare percorsi di autentico riscatto. Ecco, Eleonor e Park. Per una volta nella vita, hanno saputo concretizzare tutto ciò che il mio immaginario va cercando: cinque stelle la mia valutazione finale.
ho amato tanto anche io questo libro, bellissima recensione
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libro meaviglioso, con due personaggi unici. amore puro per la rowell
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